lunedì 23 maggio 2011

CASE REPORT N.1

Pasquetta… Come ogni pasquetta si lavora. Sempre. Irrimediabilmente. Non si riesce a capire come mai, ma ad ogni pasquetta tutti si risvegliano giovani, con almeno dieci anni in meno e tutti vengono colti da questa strana frenesia in cui bisogna correre per i prati, correre in moto, andare in bicicletta, giocare a calcio con i nipoti.. Anche se c’hai 70 anni e l’anca plurioperata… Non si scappa.
Mi ricordo una pasquetta di alcuni anni fa.. Arrivo in postazione per il turno del pomeriggio. Che sia una giornata movimentata lo capisco dal fatto che noto l’assenza dell’ambulanza del mattino, la nostra cara CHARLIE 06.. Non c’è, quindi questo può significare due cose.. O il mio collega ha ricevuto una chiamata poco prima della fine del turno (SFIGA COSMICA…………..) o che è da stamattina che corre come un disperato di paese in paese, dato che la nostra postazione, dolcemente situata in mezzo alle colline, copre un territorio vastissimo e dalla topografia non magnanima… In parole povere; TORNANTI, CURVE, STRETTOIE E PAESINI MAI SENTITI NOMINARE ABBARBICATI IN CULO AI LUPI.
Mi reco in spogliatoio. Per lo meno il turno è simpatico, siamo in 3 infermiere, tutte gentili e di esperienza. Indosso la mia solita divisa. Pantalone da netturbino rinforzato e con placche catarinfrangenti, polo maniche corte con simbolo soccorso e numerino universale ricamato sopra, gilet multi-tasche con enorme stampa sul dorso, recante la scritta “SOCCORSO 118 – INFERMIERE”, il tutto di un delizioso color giallo fluo, tanto da essere visibili sempre, anche di notte.
Dopo nemmeno dieci minuti di chiacchiere e tranquillità, eccolo. Suona il telefono. Una suoneria asettica, che tormenta ancora oggi i miei sogni. Prendo la chiamata. Un codice giallo. Moto fuori strada. Corro ad infilarmi gli scarponi ed acchiappo il mega zaino accessoriato per il soccorso (peso netto di tale ammenicolo – 9 kg). Zompo in ambulanza e comunico la partenza. Il mio autista sgomma e ci rechiamo in tutta velocità verso il nostro target. Iniziamo una salita mondiale e per fortuna incrociamo poche macchine… Grandissimo vantaggio questo, dato che il 99% degli automobilisti quando vede e/o sente un mezzo di soccorso non si accosta e non si arresta mai a bordo strada come prevede il C.d.S (per profani: Codice della Strada) ma continua ad avanzare come se nulla fosse, oppure accosta ma non arresta la marcia, oppure ti taglia la strada, ti blocca il passaggio e ti mandano pure affanculo…..
Mentre corriamo verso il nostro obiettivo, comunemente denominato da noi TARGET, la Centrale Operativa provvede a fornirmi qualche indicazione in più via radio. Il ferito è un maschio bianco, uscito di strada ad un tornante con la sua moto. Volo stimato: circa 5 metri. Attivato Elisoccorso che esattamente dopo 2 minuti mi chiama via radio chiedendomi il mio stimato (ovvero tempo di arrivo sul target). Comunico con i ragazzi dell’elicottero e mi concentro su quello che devo fare… Dopo 15 primi esatti (minuti) siamo sul nostro target; un anziano ci fa cenno col cappello di accostare presso un tornante e ci indica una discesa erbosa. Non vedo nessuno, prendo lo zainone e mi lancio giù per la discesa, per circa 6-7 metri, finchè giungo ad un piccolo settore pianeggiante, delimitato da alberelli. Riconosco uno scooterone grande, fracassato, semi-inghiottito dagli alberelli. Mi guardo attorno in cerca del ferito. Dove diavolo è? Non sarà mica finito ancora più in basso????
Giro lo sguardo e vedo un anziano in piedi (che s’identificherà come titolare di un locale la vicino) ed un uomo obeso seduto in terra. Mi rivolgo a loro chiedendo dove sia il ferito e l’uomo obeso mi guarda ed esclama. “Sono Io…” Intanto l’anziano mi indica da dove sarebbe caduto l’obeso e la traiettoria da lui effettuata. “Ha fatto un volo a parabola!!!! Ha sorvolato quell’albero!!!”, osservo l’albero incriminato.. Ad occhio e croce almeno 5 metri di caduta… E questo signore è seduto, cosciente e tranquillo come se fosse scivolato in piano. Strabuzzo gli occhi e continuo con il mio lavoro.
Decido assieme al mio autista – soccorritore di farlo sdraiare su una tavola spinale, applichiamo un collare cervicale e garantiamo un asse corretto alla colonna vertebrale. Dopodichè inizio con la solita trafila…
Parametri, monitorizzare, via venosa… Domande di rito: “Com’è successo? Ha perso conoscenza? Dove ha dolore? Fa fatica a respirare? Soffre di qualche malattia, prende farmaci, è allergico? L’omone mi risponde che ha dolore ad una gamba ed al torace.. Il mio autista inizia a tagliare i vestiti per controllare meglio i distretti corporei.. “Ehi ma erano nuovi i pantaloni!!!!!!!!! ” Oh beh, sono più importanti i pantaloni della salute” penso, ma non esplico il mio pensiero, limitandomi a rivolgere un sorriso standard.. mentre ci affacendiamo sull’omone, dal boschetto limitrofo spunta l’equipe dell’elisoccorso. Sono riusciti a trovare una piazzola dove atterrare. Medico, infermiere, tecnico soccorritore specializzato. Ci raggiungono più rapidi che riescono ma grondano sudore come fontane. Temperatura 23°C. Tuta da elicotterista =  Un martirio di calore e ruvidezza.
Il medico esamina il pz e noi cominciamo ad imbragarlo all’asse spinale. Noto alcuni funzionari delle forze dell’ordine in cima al dislivello e li chiamo affinchè vengano ad aiutarci a sollevare l’asse spinale con l’omone e l’attrezzatura (peso stimato: 130 kg). Un flaccido agente mi guarda e mi chiede con aria scandalizzata: “CHI NOI???????????” al che con grande grazia ripondo: “NOoooooooo, quelli la dietro!!!!!” indicando il vuoto cosmico che circonda le loro persone e probabilmente anche i loro cervelli.
Finalmente riusciamo ad issare il nostro carico. Veloci lo carichiamo in barella e riusciamo a raggiungere lo sfavillante elicottero giallo limone che ci attende. Carichiamo non senza difficoltà l’omone dentro la coda del velicolo, strisciandogli un po’ le braccia (il vano è stretto) ma combinando un discreto confort finale.
L’elicottero dopo pochi minuti decolla, sollevando erba e sterpaglie. Lo osservo incantata. Noi rimaniamo a terra, sporchi, sudati e fradici. L’ambulanza lercia e da pulire. Torniamo in postazione, stanchi ed accaldati. Il signore obeso se la caverà solamente con una frattura tibiale ed un frattura costale. Non ho mai ricevuto un grazie. Ma fa parte del nostro lavoro.