mercoledì 4 aprile 2012

Una mattina

Una mattina mi svegliai... 
E lui non c'era più. 
Se ne era andato, com'era sempre solito fare. 
Solo che questa volta qualcosa era cambiato. 
Sorridevo. 
E guardavo fuori dalla finestra con dolcezza. 
Si, il dolore se ne era andato.

[Ep. 5] Rivelazioni

Online il quinto episodio, [Ep. 5] Rivelazioni!!!!! Votate e cambiate la storia!

martedì 20 marzo 2012

lunedì 12 marzo 2012

[Ep. 2] Il silenzio è rotto

Online il secondo episodio della mio racconto a puntate. Il silenzio della voragine è stato rotto ed ora cosa accadrà? Scopritelo seguendo la mia storia "Il colore delle cose nascoste" su www.theincipit.com

lunedì 20 febbraio 2012

Maledette creature della notte non imparerete mai, diceva Gideon al riparo del suo negozio di pegni.. Ed è vero... non imparano mai... 
Anche se purtroppo di voglia d'imparare ne è rimasta ben poca in giro ormai. 
Possibile che la stragrande maggioranza delle persone ha solamente imparato ad accontentarsi?? A sopravvivere senza fermarsi mai neanche per un momento di bellezza?

Voglio raccontarvi una storia vera:



Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo lasso di tempo, poiché era l'ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro sull ' intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare.
Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po '. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in media costavano $ 100. Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La prova era se in un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato? 
Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere:
Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo ?



Fonti: www.zerogas.it

domenica 12 febbraio 2012

Mosse Limitate

Meccanica organica dei comportamenti umani:

Se ipotizziamo che la definizione di follia 
consista nella costante ripetizione dei medesimi comportamenti 
con l’aspettativa di una diversa reazione, 
la completa lucidità certamente appartiene a pochi di noi.
Il continuo verificarsi di circostanze quantomeno retoriche 

di cui ci facciamo puntualmente partecipi,
 circostanze dalle dinamiche altrettanto retoriche, 
seguendo quasi con consapevolezza 
uno scontato copione di schemi comportamentali cui, 
per quanto si sforzi, 
un’essere umano, 
assistito da istinti di base, 
convenzioni e tipiche dinamiche sociali 
riesce statisticamente a sottrarsi in modo intenzionale molto di rado. 
Perfino per le categorie di pensatori più indipendenti, calcolatori e meno influenzabili dalla volontà collettiva 
la libertà si limita alla scelta di quando percorrere tali schemi e, 
nei casi più brillanti, un’ approssimativa manipolazione delle conseguenze 
al fine di farle coincidere con il proprio interesse.
Come se essere pezzi diversi sulla stessa scacchiera ci desse l’illusione di essere liberi di compiere qualsiasi tipo di movimento.


Tra pedoni ci si annoia,

l'alfiere dovrà accettare di incontrarsi con la torre di tanto in tanto,
il re è lento e non raggiunge la Regina,
lei stessa, nella sua totale lbertà,
invidierà quel peculiare movimento del cavallo,
movimento a lei negato. 


Nessuno si pone domande e tutti inseguono ciò che non sono,
ma è sicuro come la danza a elle negata alla regina 
che il pedone non passerà di punto in bianco 
da un capo all’altro della scacchiera.

Il dinamismo frenetico 

nasconde la sua totale prevedibilità abbastanza da renderla accettabile, 
prevedibilità ulteriormente dissimulata da una meccanica organica. 

Certo l'ipotetica presenza di un giocatore 

dalla presunta onniscenza riguardo le meccaniche organiche
sarebbe comunque oscura alle pedine.. 
Tantovale non porsi il problema, 
e non perdersi in deliranti speculazioni pseudo-filosofiche. 
La conclusione è che preso atto di questo conviene adeguare le proprie mosse 
al meglio delle proprie facoltà precognitive verso sviluppi a sè favorevoli.


@simoneflebus on Twitter

venerdì 22 luglio 2011

Illusione di controllo



Riesco ancora a stupirmi di come certi genitori si illudano di poter ottenere il controllo sulle menti dei loro figli e di come credano di poter filtrare tutto quello che arriva loro.
Non c'è cosa più distante dalla realtà di quest'atteggiamento.

Alcuni sono autoritari, quasi aggressivi, proibizionisti. Vietano, vietano, vietano.
Altri fanno gli amiconi, cercando di ingraziarsi la prole con regali e con un atteggiamento giovanile che li fa apparire ancora più ridicoli di quanto non siano già.
Altri sono permissivi ma non troppo e come uno si illude di aver ottenuto qualcosa se la vedono sfilare da sotto il naso, il tutto accompagnato da una scortesia e da un senso di superiorità che non ha limiti.

Non vedono il disastro imminente che sta per travolgerli, questi genitori.
Persi nella loro illusione del controllo, si beano della loro abilità educativa, mentre i loro figli, con raccappricciante puntualità, si trasformano in belve fuori da ogni controllo e portate a distruggere ogni briciolo di autostima e di rispetto verso ogni cosa.
A questi genitori non ho consigli da dare.
I vostri figli prima o poi spiccheranno il volo da soli.
Se avrete irrobustito le loro ali voleranno alto.
Se le avrete tarpate si schianteranno al suolo, per morire di lenta agonia.

lunedì 23 maggio 2011

CASE REPORT N.1

Pasquetta… Come ogni pasquetta si lavora. Sempre. Irrimediabilmente. Non si riesce a capire come mai, ma ad ogni pasquetta tutti si risvegliano giovani, con almeno dieci anni in meno e tutti vengono colti da questa strana frenesia in cui bisogna correre per i prati, correre in moto, andare in bicicletta, giocare a calcio con i nipoti.. Anche se c’hai 70 anni e l’anca plurioperata… Non si scappa.
Mi ricordo una pasquetta di alcuni anni fa.. Arrivo in postazione per il turno del pomeriggio. Che sia una giornata movimentata lo capisco dal fatto che noto l’assenza dell’ambulanza del mattino, la nostra cara CHARLIE 06.. Non c’è, quindi questo può significare due cose.. O il mio collega ha ricevuto una chiamata poco prima della fine del turno (SFIGA COSMICA…………..) o che è da stamattina che corre come un disperato di paese in paese, dato che la nostra postazione, dolcemente situata in mezzo alle colline, copre un territorio vastissimo e dalla topografia non magnanima… In parole povere; TORNANTI, CURVE, STRETTOIE E PAESINI MAI SENTITI NOMINARE ABBARBICATI IN CULO AI LUPI.
Mi reco in spogliatoio. Per lo meno il turno è simpatico, siamo in 3 infermiere, tutte gentili e di esperienza. Indosso la mia solita divisa. Pantalone da netturbino rinforzato e con placche catarinfrangenti, polo maniche corte con simbolo soccorso e numerino universale ricamato sopra, gilet multi-tasche con enorme stampa sul dorso, recante la scritta “SOCCORSO 118 – INFERMIERE”, il tutto di un delizioso color giallo fluo, tanto da essere visibili sempre, anche di notte.
Dopo nemmeno dieci minuti di chiacchiere e tranquillità, eccolo. Suona il telefono. Una suoneria asettica, che tormenta ancora oggi i miei sogni. Prendo la chiamata. Un codice giallo. Moto fuori strada. Corro ad infilarmi gli scarponi ed acchiappo il mega zaino accessoriato per il soccorso (peso netto di tale ammenicolo – 9 kg). Zompo in ambulanza e comunico la partenza. Il mio autista sgomma e ci rechiamo in tutta velocità verso il nostro target. Iniziamo una salita mondiale e per fortuna incrociamo poche macchine… Grandissimo vantaggio questo, dato che il 99% degli automobilisti quando vede e/o sente un mezzo di soccorso non si accosta e non si arresta mai a bordo strada come prevede il C.d.S (per profani: Codice della Strada) ma continua ad avanzare come se nulla fosse, oppure accosta ma non arresta la marcia, oppure ti taglia la strada, ti blocca il passaggio e ti mandano pure affanculo…..
Mentre corriamo verso il nostro obiettivo, comunemente denominato da noi TARGET, la Centrale Operativa provvede a fornirmi qualche indicazione in più via radio. Il ferito è un maschio bianco, uscito di strada ad un tornante con la sua moto. Volo stimato: circa 5 metri. Attivato Elisoccorso che esattamente dopo 2 minuti mi chiama via radio chiedendomi il mio stimato (ovvero tempo di arrivo sul target). Comunico con i ragazzi dell’elicottero e mi concentro su quello che devo fare… Dopo 15 primi esatti (minuti) siamo sul nostro target; un anziano ci fa cenno col cappello di accostare presso un tornante e ci indica una discesa erbosa. Non vedo nessuno, prendo lo zainone e mi lancio giù per la discesa, per circa 6-7 metri, finchè giungo ad un piccolo settore pianeggiante, delimitato da alberelli. Riconosco uno scooterone grande, fracassato, semi-inghiottito dagli alberelli. Mi guardo attorno in cerca del ferito. Dove diavolo è? Non sarà mica finito ancora più in basso????
Giro lo sguardo e vedo un anziano in piedi (che s’identificherà come titolare di un locale la vicino) ed un uomo obeso seduto in terra. Mi rivolgo a loro chiedendo dove sia il ferito e l’uomo obeso mi guarda ed esclama. “Sono Io…” Intanto l’anziano mi indica da dove sarebbe caduto l’obeso e la traiettoria da lui effettuata. “Ha fatto un volo a parabola!!!! Ha sorvolato quell’albero!!!”, osservo l’albero incriminato.. Ad occhio e croce almeno 5 metri di caduta… E questo signore è seduto, cosciente e tranquillo come se fosse scivolato in piano. Strabuzzo gli occhi e continuo con il mio lavoro.
Decido assieme al mio autista – soccorritore di farlo sdraiare su una tavola spinale, applichiamo un collare cervicale e garantiamo un asse corretto alla colonna vertebrale. Dopodichè inizio con la solita trafila…
Parametri, monitorizzare, via venosa… Domande di rito: “Com’è successo? Ha perso conoscenza? Dove ha dolore? Fa fatica a respirare? Soffre di qualche malattia, prende farmaci, è allergico? L’omone mi risponde che ha dolore ad una gamba ed al torace.. Il mio autista inizia a tagliare i vestiti per controllare meglio i distretti corporei.. “Ehi ma erano nuovi i pantaloni!!!!!!!!! ” Oh beh, sono più importanti i pantaloni della salute” penso, ma non esplico il mio pensiero, limitandomi a rivolgere un sorriso standard.. mentre ci affacendiamo sull’omone, dal boschetto limitrofo spunta l’equipe dell’elisoccorso. Sono riusciti a trovare una piazzola dove atterrare. Medico, infermiere, tecnico soccorritore specializzato. Ci raggiungono più rapidi che riescono ma grondano sudore come fontane. Temperatura 23°C. Tuta da elicotterista =  Un martirio di calore e ruvidezza.
Il medico esamina il pz e noi cominciamo ad imbragarlo all’asse spinale. Noto alcuni funzionari delle forze dell’ordine in cima al dislivello e li chiamo affinchè vengano ad aiutarci a sollevare l’asse spinale con l’omone e l’attrezzatura (peso stimato: 130 kg). Un flaccido agente mi guarda e mi chiede con aria scandalizzata: “CHI NOI???????????” al che con grande grazia ripondo: “NOoooooooo, quelli la dietro!!!!!” indicando il vuoto cosmico che circonda le loro persone e probabilmente anche i loro cervelli.
Finalmente riusciamo ad issare il nostro carico. Veloci lo carichiamo in barella e riusciamo a raggiungere lo sfavillante elicottero giallo limone che ci attende. Carichiamo non senza difficoltà l’omone dentro la coda del velicolo, strisciandogli un po’ le braccia (il vano è stretto) ma combinando un discreto confort finale.
L’elicottero dopo pochi minuti decolla, sollevando erba e sterpaglie. Lo osservo incantata. Noi rimaniamo a terra, sporchi, sudati e fradici. L’ambulanza lercia e da pulire. Torniamo in postazione, stanchi ed accaldati. Il signore obeso se la caverà solamente con una frattura tibiale ed un frattura costale. Non ho mai ricevuto un grazie. Ma fa parte del nostro lavoro.

venerdì 22 aprile 2011

L'odissea moderna - Ovvero come trovare un compagno di vita



Una nuova storia d'amore... ma che ci vuole per trovare l'amore? Per trovare un uomo, una donna che ci accompagni nel cammino della nostra vita, un testimone dei nostri momenti, una spalla su cui piangere, aggrapparsi quando si fa l'amore, appoggiarsi nei momenti di tenerezza?
Beh, mi direte voi, la risposta è semplice.. In giro!
Eh si. Bravi, 8 +. Una volta funzionava così, semplicemente, e per una volta non intendo l'epoca feudale o i favolosi anni '60, ma solamente alcuni anni fa... Alcuni pochi e striminziti anni fa. Sono bastate alcune rivoluzioni tecnologiche, un aumento esorbitante della non cultura generale, una creazione di una sottocultura televisiva e dulcis in fundo, un aumento esorbitante delle paure e delle fobie generali delle persone, foraggiate continuamente dai telegiornali che ormai parlano solo e solamente di tragedie... et voila!!! La gente non si rivolge più la parola. O per lo meno, la maggior parte.
Ma avete mai provato ad osservare la gente sull'autobus, nella metro oppure per strada? Chi parla al cellulare, chi scrive messaggini, chi ascolta il suo lettore mp3, tutti di corsa, sempre di corsa, fottutamente di corsa. Mai nessuno che si prenda il gusto di una camminata, se ancora esiste qualcuno che la fa per il semplice vezzo di farla e non come mezzo per andare da qualche parte.
E la situazione non è che migliori nei locali; anche lì le persone sono costantemente prese dai loro Iphone, Ipad, Istocazzo e chi più ne ha più ne metta, oppure stanno asserragliati in branco.
Ma allora, visti gli ultimi sviluppi in fatto di interazione sociale, come si fa a trovarsi qualcuno? Hanno avuto un idea geniale. I siti per incontri!! Tipo Badoo, Meetic, ecc.... Ce ne sono tantissimi.

 Il meccanismo è semplice, iscrizione, qualche foto, qualche informazione su noi stessi e non resta che aspettare di venir contattati, oppure, sfogliare i centinaia, migliaia di profili registrati, sperando di trovare quello che possa stuzzicare la nostra curiosità.
La cosa assurda di questi siti è che si promuovono con pubblicità romantiche, inneggiando all'amore! Ma superato il primo imbarazzo, ben presto si scopre che questi siti vengono utilizzati con ben altri fini..
Dentro si trova di tutto. Maniaci, persone in astinenza cronica da contatto umano, scopatori della domenica, persone sposate alla ricerca dell'avventura extra-coniugale, schiavi in cerca di padrone, esibizionisti e chi più ne ha più ne metta.
Quei pochi (e lo sono davvero!) che cercano seriamente qualcuno con cui parlare / fare conoscenza sono incasinati dalla miriade di trucchetti che le persone s'inventano per farsi notare e quindi contattare. Dalle foto false che ritraggono modelli alle informazioni fasulle, tutto è opinabile.
Ma come si fa ad instaurare una conoscenza con un personaggio che ti contatta dicendoti "Ciao, che bella che sei, facciamo sesso??" (testimonianza seria ed affidabile di un amica!!) o con un altro che ti lascia il suo numero e poi ti ordina "Chiamami"...
La cosa squallida e triste di queste piattaforme, di questi conglomerati brulicanti di persone, è che se hai la fortuna di conoscere qualcuno con cui parlare, e se questa persona non si rivela noiosa e banale fin dalle prime battute, ma anzi ti incuriosisce e ti prende (stessi gusti in comune, la bisnonna morta, "Oh anch'io uso Kaspersky come antivirus!!!!",), arriva sempre, irrimediabilmente, il momento in cui bisogna uscire dai propri loculi e mostrarsi alla luce del sole.. Ed anche qua, le sorprese non mancano! Conosco un amico che ebbe il coraggio di provare ad'incontrare la propria lei grazie a questi siti d'incontri. Nelle foto sul sito "lei" era carina e giovane, all'appuntamento purtroppo aveva preso circa 40 kg in più e qualche annetto... Ma si sa, con questo inquinamento.....
Oppure, caso B, il tipo/la tipa corrisponde alle foto. Ma c'ha strani tic, oppure la verve di un bradipo o l'eleganza di Platinette.. Insomma, qualcosa va sempre storto, colpa anche dell'inevitabile aspettativa creatasi nel periodo precedente, quando il sogno era migliore della realtà.
perchè è così che funziona. Questi siti sono fatti per rapporti eterici, fatti di niente, dove si può fantasticare e giocare, senza realmente esporsi. Non sono fatti per creare. Non possono dare nulla di più che una vetrina, come le puttane in Olanda..
Ragazze... Mi rivolgo soprattutto a voi. Fatemi e fatevi un piacere. Cancellatevi se mai vi siete iscritte, da questi siti. La vera felicità, l'amore e gli uomini si trovano nel mondo reale. Il virtuale è solo mera fantasia dove tutto è modificabile a piacimento. Uscite, fatevi guardare e se qualcuno vi rivolge un complimento non liquidatelo con la frase "Che cazzo vuoi?" o con la classica scusa "Sto aspettando il mio ragazzo". Se il tipo non vi disgusta ed è educato, ascoltatelo. Almeno, non avrete brutte sorprese di scambio d'identità.

mercoledì 23 marzo 2011

Biscotti? Sì grazie.

Altra giornata di riposo, altro pomeriggio di svacco sul divano a gustarmi film gratuiti grazie allo streaming.. Oggi ho la testa pesante e voglia di sorridere, indi per cui via con una pellicola leggera, musicale. Incuriosita dal balletto propinatomi dal mio amico gay l'altro giorno e dalla canzone da lui cantata, fra l'altro decisamente bene, decido di vedermi il tanto decantato e mimato "Burlesque" con Cristina Aguilera, che, come molti altri hanno asserito, fatela cantare ma non fatela recitare..
Il film in sè è leggero, direi quasi banale. Le coreografie Burlesque sono le uniche sequenze a dare movimento e pepe. A parte.... La scena dei biscotti. Oh si. La famosa scena dei biscotti. Dove un meraviglioso, sodo, tonico Cam Gigandet appare in tutta la sua maschia bellezza.



Oh miei dei, non sono certo una fan dei ragazzacci muscolosi e depilati però... il ragazzo mi fa effetto. E che effetto. Sarà perchè nelle prime scene del film appare vestito con una bombetta nera e truccato con tanto di eyeliner nero sull'occhio a ricordarmi il pupazzo indovino del videoclip dei Poets of the Fall, Carnival of Rust? Può darsi. Ho sempre subito il fascino del maledetto ambiguo.
Comunque, tornando alla famosa scena, è la strabiliante situazione che ogni donnina sogna, anche quelle più insospettabili. Ovvero?
Beh, innanzitutto ci siete voi, care signore, ed un lui, bello, fiero, sicuro di sè, che vi gironzola attorno da un po' e condivide la casa con voi per questioni di mera necessità. Ma pian piano, avete iniziato a piacergli. Tanto che manda a quel paese la fidanzata che sta a New York e che non se lo fila di liscia, la virago che pensa alla sua carriera. Ed allora il nostro caro bellissimo che fa? Ma ovviamente, scevro di ogni legamento morale, inizia la sua fase di accerchiamento della vittima. In maniera ovvia e banale? Fiori e cioccolatini? Ma assolutamente no. Molto più creativo.
Una volta rientrati a casa, dove ovviamente il nostro lui occupa la camera da letto (in fin dei conti la casa è sua) e voi, care le mie Aguilere, il divano, esso scomparirà nel suo boudoire per poi ricomparire vestito di un pigiama rosso a disegnini che definire imbarazzante è un eufemismo.. e che diavolo, mi direte, certo un pigiama così non mi scatena l'eros!!!!! Siate brave e calme, mie care. Perchè il nostro pigiamato, rientrato in camera dopo aver chiuso la porta d'ingresso a chiave, riapparirà in salotto con solo la parte inferiore del pigiamino bambinesco, esibendo un torace ed un addome non trascurabili. Anzi, decisamente azzannabili..

Con un altra infame scusa prenderà una bottiglia d'acqua e si defilerà, senza aggiungere mosse.
Ma come????? Sento già alcune lamentarsi. Cautela, mie prode.. Il nostro filibustiere, per affondarci definitivamente, rientrerà ancora una volta nel nostro spazio vitale.. Solo che questa volta sarà nudo ed esibendo un sedere che non prendere a morsi sarebbe peccato capitale.. Al che la nostra cara eroina Cristina Aguilera, invece che tirargli una sonora pacca la dove non batte il sole che mi fa? Si copre gli occhietti, la santarellina! Ammazza, che tempismo perfetto. Il nostro corsaraccio però non si dà per vinto. Afferrata una scatola di biscotti la posiziona all'altezza dei suoi "gioielli reali" e con fare noncurante chiede "Vuoi un biscotto?"
Beh, carissime, ad una domanda così superbamente originale, avrei saputo benissimo cosa rispondere, altro che risolino imbarazzato aguileriano.. Avrei risposto "Si, volentieri, che ce l'hai un savoiardo???"
Ma insommaaaaaa. Ci lamentiamo della penuria e poi quando arriva e pure in modo originale, facciamo le finte suore?
Ragazze, va bene passare per brave.. Ma un consiglio spassionato a tutte. Più biscotti e meno pare!

domenica 13 marzo 2011

127 ore per rinascere



WARNING! Se non avete visto il film non leggete l'articolo!!!!


Stamane ho visto un film di Danny Boyle, un nome che sarà noto ai più, ma io appartengo drammaticamente a quella schiera di persone che ama il cinema, ma non conosce il mondo del cinema, nè tantomeno i registi.
Indi per cui, veloce ricerchina sul web per colmare la mia lacuna e scopro che Danny Boyle è nientemeno che IL regista di alcuni dei film che più mi hanno colpita e fatto sognare, tra cui l'osannato Trainspotting (del quale avevo già apprezzato il graffiante e squallido sarcasmo del libro), Solaris, 28 giorni dopo, The Beach ed il pluripremiato Millionaire...
Insomma, una persona che le cose le sa raccontare e non solo a parole.
Indi per cui, oggi pomeriggio mi ritrovo sul divano a cazzeggiare, reduce da una mattinata di lavoro pesante e rabbiosa e con la prospettiva di una serata/nottata nuovamente in ambito lavorativo (dato che la sottoscritta purtroppo appartiene alla categoria degli infermieri/schiavi della sanità); l'idea del sonnellino è lontana, ma lo è anche la voglia di alzarsi, muoversi e fare qualcosa.. Così la rabbia pian piano muta ed assume i colori torbidi della micro depressione, di quel abbattimento sconsiderato, che diventa sempre più forte man mano che permetti alla tua mente di lavorarci su.
Dopo qualche piagnucolosa considerazione sulla mia condizione lavorativa/affetttiva/sociale, scatenata dall'autolesionistica pulsione a sbirciare le vite delle mie ex compagne d'università (quasi tutte mamme, mogli, compagne, fidanzate, ecc....), decido d'impegnare la mia mente nella visione di un film, per distrarla e metterle finalmente un bavaglio.
Ed eccomi sul portale dello streaming.. La vetrina d'apertura propone persino film appena usciti ed io ho proprio voglia di novità. Scorrendo lo schermo mi colpisce il titolo di uno di questi, "127 ore" e l'immagine di un ragazzo in bilico su un canyon. Mi piace. Ci clicco su.
Il film inizialmente sembra un classico d'avventura reale, quella che ci appassiona di più perchè sappiamo che è stato davvero sperimentato da qualcuno, qualcuno di fisico. Avevo recentemente visto al cinema "Sanctum 3D" e non mi era dispiaciuto. E poi, io adoro le grotte, gli anfratti, gli scenari da mozzare il fiato, anche se solo all'idea di immergermi sott'acqua e sotto le rocce mi fa diventare la pelle gelida e ruvida.... masochismo emozionale...
Il film parte bene, le inquadrature sono evocative e le prime immagini comunicano libertà, senso di evasione, possibilità di superare il proprio limite, persino un tocco di sfacciattagine ed arroganza..
Fino al punto.. Il punto determinante. Il momento nel quale, discendendo in un canyon, il nostro giovane protagonista scivola, trascinato giù da un masso traditore... Lo stesso masso gli schiaccia la mano e l'avambraccio e lo blocca, lo costringe nelle profondità della terra, lo tiene inchiodato a lui, testimone muto ed implacabile.
Inizia così la dolorosa e sofferta discesa di Aron, questo il nome del nostro ragazzo, verso gli abissi più oscuri della sua psiche. Rimanendo intrappolato per 127 ore (una settimana) senza scorte sufficienti di cibo ed acqua, in un ambiente freddo (disponeva di un solo quarto d'ora di sole al giorno), costretto alla quasi totale immobilità ed alla postura eretta senza potersi sedere, Aron finisce per conoscere i meandri della sua mente ed attraversare le fasi della paura, della disperazione, della rabbia, della rassegnazione, della speranza, dell'accettazione per il lutto del sè. Esso assiste alla morte del suo io sociale e psicologico, alla caduta delle sue convinzioni e ragioni, ripercorrendo la sua vita e le emozioni che lo hanno attraversato.
Il suo percorso verso questa morte rituale trova la sua apoteosi nella frase da lui formulata durante il suo delirio causato dalla disidratazione e dal dolore; egli realizza che ogni gesto, ogni passo ed ogni scelta presa nella vita lo hanno condotto a questo momento, a questo istante. Lui ha scelto. E realizza che quel masso, fin da quando era un minuscolo granello di sabbia, fin dalle sue origini antichissime, lo stava aspettando. Quel masso stava aspettando soltanto lui. Come uno psicopompo lo ha accompagnato nella sua discesa negli inferi, nel ventre della Dea Terra, nel buio. Aron, finalmente consapevole, decide di sacrificare il suo avambraccio e se lo stacca, in un agonia straziante.
La risalita e l'abbraccio del sole e dell'acqua al suo corpo provato sono come un battesimo, come una seconda nascita.
Da ragazzo immaturo a uomo consapevole e forte nello spirito, rinato dalle viscere della Terra.
Tutti noi abbiamo il nostro masso.. Dobbiamo solo prenderne atto. Magari non ci metteremo 127 ore, magari molto di più.. Ma alla fine dovremo lasciare qualcosa. Vivere o Estinguersi. La scelta è SOLO nostra.


giovedì 3 marzo 2011

Flebus - Saboteur Of Love

Proverbiali gonne a fiori

Una volta un ragazzo che conosco scrisse a grandi linee sul suo blog:
"Le donne, in generale, riescono a risollevarsi dagli impatti della vita in maniera più dignitosa e più velocemente".
Non che mettesse in discussione il fatto che anche le donne soffrano o s'immergano in enormi buchi di sofferenza e disperazione.. Ma faceva riferimento ad una misteriosa forza vitale che le aiuta a risollevarsi ed ad indossare, cito testualmente,
"la proverbiale gonna a fiori che urla al mondo... Guardatemi, sono nata... Di nuovo."

Essenzialmente? Credo abbia ragione. Non è la solita, squallida, noiosa questione del confronto uomo/donna.. Ma la patetica, triste asserzione di un uomo, il quale osserva con invidia e forse struggente malinconia, librarsi in volo la donna che forse ha tanto agognato, la stessa donna che probabilmente lo ha massacrato per poi stenderlo al tappeto al quale lui dichiara le sue memorie.
Perchè patetica? Forse perchè da un uomo vorrei aspettarmi di più... Vorrei che capisse che il dolore veste mille maschere, anche quella dell'indifferenza.. Che molte donne si rialzano non perchè non soffrano più, ma perchè devono, spinte da un mondo anche pronto a divorarle..
Quanti molteplici ruoli riveste una donna? Quanto tempo può davvero dedicare a se stessa ed al suo dolore, se non fosse per quell'intima natura di crocerossina che spesso avvolge le menti di molte di noi e ci spinge ad essere madri degli altri, sempre, costantemente, tranne che madri di noi stesse?
Oggi al lavoro assisto all'ennesima scena buffa e ridicola del ragazzo che si fa male e piagnucola come un bambino davanti alla sua fidanzata..Ed alla domanda: "Quando ha eseguito l'ultima antitetanica?", sbarra gli occhi, il vuoto domina la sua mente... Non lo sa. Volta lo sguardo speranzoso verso la sua compagna che da brava grilla parlante risponde al posto suo, con precisione matematica..
Ricordo un ex fidanzato di 25 anni.. Volevo regalargli un paio di boxer spiritosi ma non sapevo la taglia.. Mi rassegno e gliela chiedo. Al che lui mi risponde: "Chiedilo a mia madre che è lei che mi compra le mutande". Non sapevo davvero se ridere o piangere anche se poi alla fine ho preferito riderne..
Questa è una visione della situazione attuale, signori.. Non a caso le canzoni più romantiche e struggenti le scrivono i maschietti. Essi da sempre ci catalogano come romantiche, piagnucolose, fragili... Per poi, una volta soli, descriverci come persone leggere, menefreghiste, pronte a spiccare il volo verso nuovi lidi.
Cari signori uomini.. Ingoiate un po' delle care lacrime che amate tanto, mollate il ruolo della vittima per un attimo e provate a togliervi di dosso il girello che le vostri madri vi hanno piazzato... Correrete verso nuova vita più rapidi di Forrest Gump.