domenica 13 marzo 2011

127 ore per rinascere



WARNING! Se non avete visto il film non leggete l'articolo!!!!


Stamane ho visto un film di Danny Boyle, un nome che sarà noto ai più, ma io appartengo drammaticamente a quella schiera di persone che ama il cinema, ma non conosce il mondo del cinema, nè tantomeno i registi.
Indi per cui, veloce ricerchina sul web per colmare la mia lacuna e scopro che Danny Boyle è nientemeno che IL regista di alcuni dei film che più mi hanno colpita e fatto sognare, tra cui l'osannato Trainspotting (del quale avevo già apprezzato il graffiante e squallido sarcasmo del libro), Solaris, 28 giorni dopo, The Beach ed il pluripremiato Millionaire...
Insomma, una persona che le cose le sa raccontare e non solo a parole.
Indi per cui, oggi pomeriggio mi ritrovo sul divano a cazzeggiare, reduce da una mattinata di lavoro pesante e rabbiosa e con la prospettiva di una serata/nottata nuovamente in ambito lavorativo (dato che la sottoscritta purtroppo appartiene alla categoria degli infermieri/schiavi della sanità); l'idea del sonnellino è lontana, ma lo è anche la voglia di alzarsi, muoversi e fare qualcosa.. Così la rabbia pian piano muta ed assume i colori torbidi della micro depressione, di quel abbattimento sconsiderato, che diventa sempre più forte man mano che permetti alla tua mente di lavorarci su.
Dopo qualche piagnucolosa considerazione sulla mia condizione lavorativa/affetttiva/sociale, scatenata dall'autolesionistica pulsione a sbirciare le vite delle mie ex compagne d'università (quasi tutte mamme, mogli, compagne, fidanzate, ecc....), decido d'impegnare la mia mente nella visione di un film, per distrarla e metterle finalmente un bavaglio.
Ed eccomi sul portale dello streaming.. La vetrina d'apertura propone persino film appena usciti ed io ho proprio voglia di novità. Scorrendo lo schermo mi colpisce il titolo di uno di questi, "127 ore" e l'immagine di un ragazzo in bilico su un canyon. Mi piace. Ci clicco su.
Il film inizialmente sembra un classico d'avventura reale, quella che ci appassiona di più perchè sappiamo che è stato davvero sperimentato da qualcuno, qualcuno di fisico. Avevo recentemente visto al cinema "Sanctum 3D" e non mi era dispiaciuto. E poi, io adoro le grotte, gli anfratti, gli scenari da mozzare il fiato, anche se solo all'idea di immergermi sott'acqua e sotto le rocce mi fa diventare la pelle gelida e ruvida.... masochismo emozionale...
Il film parte bene, le inquadrature sono evocative e le prime immagini comunicano libertà, senso di evasione, possibilità di superare il proprio limite, persino un tocco di sfacciattagine ed arroganza..
Fino al punto.. Il punto determinante. Il momento nel quale, discendendo in un canyon, il nostro giovane protagonista scivola, trascinato giù da un masso traditore... Lo stesso masso gli schiaccia la mano e l'avambraccio e lo blocca, lo costringe nelle profondità della terra, lo tiene inchiodato a lui, testimone muto ed implacabile.
Inizia così la dolorosa e sofferta discesa di Aron, questo il nome del nostro ragazzo, verso gli abissi più oscuri della sua psiche. Rimanendo intrappolato per 127 ore (una settimana) senza scorte sufficienti di cibo ed acqua, in un ambiente freddo (disponeva di un solo quarto d'ora di sole al giorno), costretto alla quasi totale immobilità ed alla postura eretta senza potersi sedere, Aron finisce per conoscere i meandri della sua mente ed attraversare le fasi della paura, della disperazione, della rabbia, della rassegnazione, della speranza, dell'accettazione per il lutto del sè. Esso assiste alla morte del suo io sociale e psicologico, alla caduta delle sue convinzioni e ragioni, ripercorrendo la sua vita e le emozioni che lo hanno attraversato.
Il suo percorso verso questa morte rituale trova la sua apoteosi nella frase da lui formulata durante il suo delirio causato dalla disidratazione e dal dolore; egli realizza che ogni gesto, ogni passo ed ogni scelta presa nella vita lo hanno condotto a questo momento, a questo istante. Lui ha scelto. E realizza che quel masso, fin da quando era un minuscolo granello di sabbia, fin dalle sue origini antichissime, lo stava aspettando. Quel masso stava aspettando soltanto lui. Come uno psicopompo lo ha accompagnato nella sua discesa negli inferi, nel ventre della Dea Terra, nel buio. Aron, finalmente consapevole, decide di sacrificare il suo avambraccio e se lo stacca, in un agonia straziante.
La risalita e l'abbraccio del sole e dell'acqua al suo corpo provato sono come un battesimo, come una seconda nascita.
Da ragazzo immaturo a uomo consapevole e forte nello spirito, rinato dalle viscere della Terra.
Tutti noi abbiamo il nostro masso.. Dobbiamo solo prenderne atto. Magari non ci metteremo 127 ore, magari molto di più.. Ma alla fine dovremo lasciare qualcosa. Vivere o Estinguersi. La scelta è SOLO nostra.


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